Tra il povero villaggio di Corundu e il grande centro di Ibadan si estende una verde e cupa foresta di abeti, tagliata in due da un corso d'acqua ricco di ogni forma. di vita. I corundunesi raccontavano che nella misteriosa foresta si nascondeva un grande tesoro che, se espugnato, avrebbe reso ricco tutto il villaggio. Un ragazzo, Kammamuri, molto coraggioso, decise di abbandonare la povera famiglia e di andare in cerca del tesoro sperduto nella Jungle Green. Dopo aver salutato gli abitanti del villaggio si mise in cammino e. a notte inoltrata, raggiunse la foresta. Stanco, decise di riposarsi nella cavità di un albero per riprendere il viaggio il giorno successivo ma, le voci del "popolo" della foresta e i pensieri degli innumerevoli pericoli che avrebbe dovuto inevitabilmente affrontare, gli impedirono di prendere il sonno. Alle prime luci del mattino, raccolte le sue cose, si addentrò nel cuore della foresta. All'improvviso da dietro un cespuglio, sbucò una tigre, possente, affamata, che gli si lanciò contro e lo buttò a terra. Stordito e rassegnato a morire, vide, davanti ai suoi occhi, un giovane dai candidi denti, dalla pelle scura e dai bruni capelli ondeggianti sulle spalle e con inmano una lancia pronto ad affrontare, impavido, la tigre e a colpirla mortalmente.
Era il dio della foresta? 
Era una visione? 

No; era semplicemente il figlio di un capo tribù che viveva da tempo in quella verde giungla. Il suo nome era: Kerokee

Kammamuri ringraziò il suo salvatore e gli propose di condividere con lui la sua avventura. 

"Non andare oltre, la foresta ti inghiottirà" disse Kerokee

Ma Kammamuri, ostinato e deciso a liberare il suo villaggio dalla miseria, riprese il cammino. Kerokee allora pensò di assisterlo e di proteggerlo.

Dopo aver percorso un lungo tratto, non senza difficoltà, i due videro affiorare tra gli alberi la punta della piramide maledetta che custodiva il tesoro. 

Quando tutto sembrava andare per il meglio, ecco che apparve un lungo ed enorme serpente che strisciava intorno alle mura diroccate e, facendo uscire dalla sua bocca lingue di fuoco, ostacolava il passaggio

Kerokee strappò, dalla collana che aveva al collo, una piccola scatoletta dorata che conteneva una polvere magica e la gettò al serpente che, avido, la inghiottì. Il serpente si arrotolò, si sollevò in alto più volte, e, alla fine, tra suoni assordanti e spaventosi, stramazzò a terra. 

Kerokee col piede spinse indietro il serpente e trovò, sotto il suo corpo, un chiodo storto: la chiave della piramide. 

Avevano appena varcato la soglia, che Kerokee cadde in una trappola: una rete metallica a scatto; fortunatamente con un colpo di reni riuscì ad aggrapparsi alla sua estremità e ad impedire la chiusura; così Kammamuri, con prontezza, lo aiutò a salvarsi, restituendogli il favore. 

Con l'entusiasmo sulle spalle e la fortuna che li guidava, si ritrovarono nell'ultima stanza che nascondeva il mistero di Jungle Green. 

Aperta la porta, una luce abbagliante li avvolse: era la statua d'oro del leone, re e padrone della giungla, ricoperto di monete d'oro e oggetti di ingente valore e splendore. 

Il sogno di Kammamuri si stava realizzando; lui, la sua povera famiglia, i corundunesi avrebbero avuto, finalmente, cibo e ricchezza per sempre; ma, prendere una sola parte di quel tesoro, avrebbe significato togliere a Jungle Green il suo cuore misterioso e affascinante che per millenni aveva resistito a tiranni e predatori. 

Kammamuri e Keroke e decisero di lasciare alla foresta il suo tesoro e di conservare immutato nel tempo la loro amicizia e il ricordo della bellissima avventura.

 

Apilongo Stefano - Di Rico Matteo 1^ A

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